martedì 15 ottobre 2013

Alice Munro: ricordi di un'estate

Non ho scritto nulla a caldo sulla premiazione al Nobel per la Letteratura di Alice Munro. Non a caldo, perché non amo cavalcare l'onda. Mi rendo conto che come molti premiati degli scorsi anni (a parte l'oscuro Transtromer che ebbe i suoi cinque minuti di gloria per tornare nell'oblio), ora la grande scrittrice canadese susciterà la curiosità di molti... almeno per un po'!


Mi è capitato di fare un salto in libreria e mi sono stupito che non ci fosse il solito banchetto "vincitore Nobel" tra le proposte e le promozioni. Eppure la Feltrinelli è sempre stata più che prodiga nel cavalcare l'onda di questi eventi!
Quindi, dicevo, Alice Munro ora susciterà la curiosità di chi non sapesse neanche chi lei fosse, o stuzzicherà quei lettori che vedendo i suoi volumi ben disposti sui banchi delle librerie non hanno mai pensato di acquistarli.
Ammettiamolo: le copertine delle Super ET Einaudi che non c'entrano nulla con il contenuto generalmente, sono di grande impatto visivo e ammiccano certamente ai lettori! Non c'è nulla di male, s'intende: ho scoperto la Munro e Murakami, prima che fossero materia di culto chiacchiericcio proprio grazie alle copertine Super ET!


Quindi questo voleva essere prima di tutto un memoir. Di come ho scoperto Alice Munro e di quali sensazioni mi ha suscitato.
Correva l'anno 2007 e mi trovavo nel limbo tipico di chi cerca sollievo dalle ore di redazione della tesi (triennale in questo caso). Fu un anno molto importante non solo per il conseguimento dell'agognata laurea, ma anche per diversi sconvolgimenti della mia vita. Non meno quella di lettore.
Infatti in quei mesi estivi, a un anno esatto dall'inizio della mia carriera di "biblioblogger" (allora il concetto di booktuber sarebbe sembrato fantascientifico e finanche un po' civettuolo). Era stato un anno cospicuo di molti begli scambi di opinioni tra persone assolutamente speciali, che ricordo con nostalgia.
Non molto tempo dopo fu lanciato aNobii in Italia e alcuni (tra cui il sottoscritto) contribuirono alla prima traduzione dell'interfaccia, altri a inserire le prime schede e in breve la comunità crebbe a ritmo vertiginoso.
La ricordo come un'estate mitica, di letture straordinarie e delicatissime.
Ecco cosa scrissi a caldo dell'antologia In fuga che lessi in quel periodo:
Un’antologia di personaggi che si muovono su sfondi quotidiani all'insegna dell’inquietudine interiore e dell’incapacità di affrontarla.
I racconti della Munro sono delicati, ma straziano l’anima di chi li legge. Le donne della Munro non sono eroine in senso classico, né vittime, ma semplicemente donne che affrontano la vita.
E’ senza ipocrisia che l’autrice le presenta, colte nei loro contesti familiari e quotidiani, una cornice intimista di stile sublime che ammalia il lettore. La penna della Munro è di incredibile eleganza e i suoi brani sono suggestivi e d’atmosfera.
Si percepisce a mala pena la discontinuità tipica dell’antologia. In parte perché bene tre racconti presentano la stessa protagonista e tre sprazzi diversi della sua vita, ma anche perché lo stile dell’autrice, lungi dall'essere monotono o ripetitivo, crea una sorta di coerenza, anche per le tematiche trattate.
Particolarmente notevole il racconto "Scherzi del destino" che tenendo fede al titolo ci ricorda quanto la casualità possa essere crudele.
Ma non sono stato l'unico a perseguire la strada della memoria... se potessi citerei direttamente le parole di Arianna, ma il suo blog (come quelli degli altri) sono da lungo inghiottiti dal tempo. Lei però ha conservato da qualche parte il suo archivio e ci ha donato una finestra sul passato riguardo alle sue impressioni di quel periodo glorioso, di cui anche Alice Munro è stata, in un ruolo speciale, protagonista .


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